Salvatore Natoli, sulle modalità del sentirsi felici

Nel saggio “sulle modalità del sentirsi felici” il professore di teoretica, Salvatore Natoli, riflette sull’esistenza della felicità in tutte le sue forme e suoi vari mezzi per raggiungerla. L’autore inizialmente sostiene che non bisogna necessariamente disporre di beni eccezionali per essere felici, sicuramente la felicità rappresenta la più grande elevazione dello stato della mente, ma il raggiungimento di tale stato non richiede per forza qualcosa di indisponibile, di raro. La felicità è soggettiva ed è diversa da persona a persona. In seguito Natoli espone la tesi secondo la quale molti uomini pur essendo ricchi, non riescono ad essere felici, questo perché la ricchezza materiale non sempre ti rende ricco completamente; d’altra parte peró è anche vero che, alcuni uomini, con a disposizione solo ció che è abbordabile da tutti, possano sentirsi infelici, quindi non necessariamente per ciascun individuo, ciò che è disponibile a tutti è ragione di felicità, anzi può essere anche solo motivo di noia.  Questo perché al mondo non esistono oggetti o sgomenti capaci di generare per forza felicità, la felicità non ha un libro di istruzioni da seguire per poterla raggiungere; Natoli parla di “felicità frammentaria”, ovvero quella felicità che irrompe e svanisce, tralasciando però in te una sensazione di piacere, di gratitudine per qualcosa che, il più delle volte, non avevi nemmeno richiesto.  Ciò perché chi cerca disperatamente la felicità non la troverà mai. Quindi sentirsi felici è qualcosa di inaspettato, involontario che in un certo senso riconcilia l’uomo con la vita. L’autore, per supportare la propria tesi, adduce molteplici argomenti: il concetto per il quale non è necessario che gli ingredienti, i motivi per cui si è felici siamo irraggiungibili, rari, infatti la felicità è soggettiva e sta anche nelle piccole cose; il fatto che l’uomo, quando è felice, non si interroga sul perché lo sia, ma semplicemente la vive perché la felicità allontana, seppur momentaneamente, il dolore. Un’altra tesi sostenuta da Natoli è che non esistono oggetti o persone che ti danno “per regola” la felicità, ma ci sono cose, fatti, circostanze capaci di attivarla per determinate persone in determinati momenti; riguardo a questo, l’autore differenzia la “felicità frammentaria” dalla “grande felicità”; parla infatti di una felicità fatta di attimi, di momenti che vorremmo durassero per sempre e che non possiamo dimenticare, perché il tempo non è in grado di cancellare il ricordo; ed è proprio il ricordo di quella sensazione che porta, secondo me, alla “grande felicità”, ossia la consapevolezza di averla vissuta. Infine l’autore tratta un argomento che secondo me è alla base del progetto felicità, ovvero analizza il vero significato della parola “ricchezza”, questo perché una persona benestante, che possiede tutto, spesso è però limitata nella sua capacità di espandersi, di andare oltre ciò che già ha e, di conseguenza, non è felice, mentre una persona che si può definire completamente ricca è una persona che possiede questa capacità di spingersi oltre  ciò che già ha, di non vedere gli ostacoli come un segnale di stop ma, al contrario, come un’opportunità di affrontarli. Non è felice chi ha i soldi, ma la vera ricchezza sta proprio nel sentirsi felici.  “Cos’è la felicità?”, è la domanda che l’uomo si pone da sempre e se, come ha fatto Natoli, anche io dovessi provare a rispondere a questa domanda, probabilmente inizierei con il dire che il “progetto felicità” è tra i più difficili della vita, ma anche il più irrinunciabile; per questo secondo me, dovrebbe essere il più grande progetto di ognuno di noi.  Leggere questo testo mi ha fatto riflettere su aspetti del sentirsi felici ai quali non avevo mai dato peso fino ad ora : mi sono sentita dire più volte che “la felicità è fatta di istanti” e si, sicuramente è così, ma secondo me ciascuno di noi potrebbe superare questo concetto di felicità “momentanea” semplicemente dando valore a ciascuno di questi attimi, perché sono proprio questi i momenti che ci fanno capire che la felicità esiste, è lì ed appartiene ad ognuno di noi, è un diritto che ci è stato consegnato alla nascita, quindi perché dovremmo rinunciarci?  Mi ha colpito particolarmente la frase “ atta a riconciliare gli uomini con la vita” usata  da Natoli in riferimento a questa “felicità in frammenti”. Se ci pensiamo tutti noi, almeno una volta, quando ci siamo trovati al limite, sul punto di mollare, ci siamo aggrappati a qualcosa o qualcuno che ci ha dato la forza di rialzarci. E’ proprio partendo da qui, da questa consapevolezza di avere qualcosa che in qualche modo ci fa sentire bene che ci riconciliamo con la vita, poiché, ci rendiamo conto che la felicità, la gioia, appartiene a questo mondo e vale la pena di viverla. Come diceva Aristotele “la felicità dipende da noi stessi”.  Ragionando poi sul concetto di “felicità breve”, mi sono sempre chiesta se sia davvero così, perché si, la durata della felicità, il più delle volte, non è lunga, come ho detto prima si tratta di istanti; ma in realtà, quando siamo felici, lo siamo proprio perché in quei determinati momenti il tempo svanisce, ci fa sentire oserei dire infiniti; pensiamo per esempio a due innamorati che si guardano negli occhi, gli sguardi sembrano eterni. Quindi si, la felicità è fatta di attimi, ma la sua concezione è una concezione infinita la cui reale durata si avverte solo una volta tornati alla normalità.  Ma allora cos’è che fa in modo che questi attimi restino impressi in noi per sempre? Il ricordo. Il ricordo di “uno stato mentale eccezionale”, come dice Natoli che resta inciso nell’uomo e gli fa concepire la felicità come una dipendenza, un qualcosa di cui non può fare a meno.  Molte persone vedono la felicità in modo superficiale, ovvero come qualcosa che può raggiungere solo chi ha i soldi, ma in realtà, come ha spiegato l’autore, il sentirsi felici non può essere comprato, non esistono cose al mondo che suscitano la felicità per definizione. La gioia è soggettiva e la possiamo trovare ovunque, anzi molto spesso sono le piccole cose, quelle più banali, che ci fanno sentire bene. Non c’è una regola per essere felici; se provassimo a cercare su Google “come essere felici”, probabilmente ci apparirebbero una serie di cose che potrebbero renderci tali, ma la felicità vera, quella che ti fa perdere la cognizione del tempo e ti fa sentire onnipotente, non la troveremo mai su internet, la felicità vera arriva quando meno ce lo aspettiamo, cogliendoci di sorpresa e travolgendoci in ogni modo possibile, perché essenzialmente l’uomo non sa di essere felice, si sente felice, e questo basta.

Eleonora Carbonara 3P

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