Imparare è un calore interiore che non si spegne

Insegnare è un compito molto più ampio e complesso di quanto si pensi, non si tratta semplicemente di spiegare e di seguire un programma in modo schematico; l’insegnamento non si limita quindi a spiegare le singole nozioni agli alunni, deve trasmettere molto altro e includere anche una componente emotiva.

Imparare consiste invece nel costruire, oltre alla propria formazione e cultura, la propria personalità e il proprio carattere, e favorisce una più profonda conoscenza di sé stessi. Imparare è un “calore interiore che non si spegne” perché permette che si crei dentro di noi una sorta di contenitore enorme che accoglie tutto ciò che apprendiamo, dalle cose che ci sembrano più banali e irrilevanti a quelle più importanti, ed attiva un meccanismo interiore che elabora continuamente le informazioni e le utilizza poi per “scaldare” il nostro cuore e la nostra mente, nel senso di influenzarla positivamente ed alimentarla. Apprendere nuove cose ci permette di indagare su noi stessi, sulla nostra coscienza e interiorità, e sviluppa le nostre capacità di riflessione e ragionamento, che non si riflettono solo sullo studio ma nel modo di vedere e di vivere le cose che accadono , nel relazionarci con tutto ciò che ci circonda e nel saper affrontare la vita. Proprio per questo, il sapere è fondamentale nella nostra vita e per raggiungerlo si deve avere una formazione completa, fondata dalla scuola, che ne pone le basi. Quest’ultima è molto importante; per garantire un apprendimento efficace tutto deve partire soprattutto da noi stessi, ma anche da chi ci guida: i professori.

Il professore ha un ruolo fondamentale nella formazione di un ragazzo perché deve gettare le basi del suo percorso di vita, perciò non può limitarsi a fare il suo dovere, quello formale imposto dal regolamento, ma deve saper instaurare un rapporto con gli alunni, deve imparare a conoscerli e a trovare un metodo affinché essi si appassionino a ciò che spiega.

Da ciò che ho tratto dalla mia esperienza posso confermare che la persona che insegna fa la differenza nello studio, sia quello a scuola che quello individuale a casa. Il cambio di alcuni professori nel corso degli anni scolastici mi ha permesso di capire il valore del metodo di insegnamento, intendo dire che ho colto argomenti della stessa materia in maniera molto differente in base a chi me li spiegasse. Qualcuno ti fa pensare che la propria materia sia incomprensibile, quando in realtà basta che venga spiegata diversamente, in un modo che ti permetta di vederla da un’altra prospettiva, e a quel punto diventerà più interessante e piacevole, anche nello studio autonomo. Ho capito che è importante che un professore lasci il segno nel nostro animo, che ci lasci un insegnamento anche al di fuori della sua materia, e che bisogna instaurare una connessione emotiva con l’insegnante perché ci sia comprensione e fiducia da entrambe le parti.

Ovviamente l’approccio non deve essere unilaterale, anche l’alunno deve uscire dalla tipica visione di scuola come obbligo, sforzo e fatica, e da quella del professore come il personaggio cattivo; lo studente deve estendere lo sguardo e guardare gli aspetti positivi che la scuola offre, come cultura, relazioni umane ed esperienze formative.

Non sono d’accordo quindi con la parte del testo “Scritti politici” di P. Gobetti in cui egli scrive “La scuola non può insegnare, insegnare non ha senso, […] l’insegnante non può svegliare, perché in realtà il rapporto che si ha con le persone all’interno della scuola influenza molto il percorso di studi. Si nota facilmente la differenza tra una persona che vive la scuola in modo pesante e conflittuale, e una che la vive serenamente: questi ultimi imparano a vedere le cose che studiano da diversi punti di vista, e capiscono che non si impara solo per la valutazione ma per la propria conoscenza personale, e per trarre insegnamenti utili a sé stessi e al proprio futuro.

Lucia Oppioli 4P

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