Lo Zahir di Paulo Coelho

“Lo Zahir è qualcosa che, una volta che lo si è toccato o visto, non viene più dimenticato – e a poco a poco, occupa ogni nostro pensiero, fino a condurci alla follia. Il mio Zahir non sono le romantiche metafore con i ciechi, bussole, tigri, o la famosa moneta. Il mio Zahir ha un nome: Esther.”

Una relazione in cui entrambe le parti non erano più coese come un tempo: lui, scrittore famoso molto  timoroso di perdere la propria libertà, lei corrispondente di guerra che ha assecondato e spronato il proprio uomo  fino a che le forze glielo hanno permesso decide di andarsene e non lasciare nessuna traccia. 

Lo scrittore continua ad interrogarsi riguardo la fuga sospetta della moglie, intanto scrive e trova una nuova compagna: Marie.

Passano i giorni, i mesi ed Esther non accenna a farsi viva e il suo pensiero continua a tormentare la mente del suo uomo, il quale sviluppa una vera e propria ossessione verso di lei. 

Lo scrittore si mette ad indagare e scopre che l’ultima persona con cui è stata vista la donna  è stato Mikhail, il quale alla fine di un firmacopie invita lo scrittore nel ristorante armeno in cui lavora perché ha un messaggio per lui. 

Quando l’uomo arriva finalmente al luogo dell’appuntamento vede Mikhail, come in trance, sul palco che narra un mito mongolo sull’amore. 

Una volta concluso il racconto, la platea prende parola e ogni componente inizia a raccontare una porzione della propria vita dolorosa. 

Giunti al termine di  questo momento inizia una danza e l’incontro si chiude con un’ altra storia.

In seguito a quest’esperienza lo scrittore ha proseguito ad approfondire la conoscenza con Mikhail (per arrivare sempre più vicino ad Esther, dato che l’uomo sapeva dove si trovava), il quale dopo un episodio molto simile ad una crisi epilettica  raccontò che durante questi “attacchi” gli appariva una figura bianca, conosciuta come la Signora, che gli forniva consigli e lo aiutava a portare a compimento il suo compito: diffondere l’energia dell’amore, che è qualcosa che va riscoperto e per farlo è necessario liberarsi del proprio passato e aprirsi al mondo. 

Il tempo passa e lo scrittore è sempre più tormentato dal pensiero di Esther, che non pare affievolirsi.

Un giorno l’uomo ha un incidente e in seguito a questo fatto spinge sempre di più per ottenere maggiori informazioni riguardo al suo Zahir e viene a sapere che la donna ha regalato alle persone più significative della sua vita un pezzo di camicia macchiata di sangue dei soldati morti che aveva visto durante le sue missioni, e aveva abbandonato tutto per cercare cose che le impedissero di pensare all’amore che si stava dissolvendo e quanto più cercava sè stessa, più si smarriva e si sentiva sola. 

Mikhail e lo scrittore partirono per l’Asia Centrale (dove si trovava Esther), fu un lungo e tortuoso viaggio in cui i compagni di viaggio ebbero l’occasione di riflettere su loro stessi e sull’energia dell’amore.

Finalmente i due uomini arrivarono nel villaggio e lo scrittore entrò nell’edificio in cui si trovava Esther, la quale appena lo vide disse: “ Ti ho atteso come Penelope aspettava Ulisse, come Giulietta aspettava Romeo, come Beatrice aspettava Dante per riscattarlo” e tra queste parole, la nostalgia dei tempi passati e il timore di ritornare ad essere due anime parallele che non si intrecceranno più  lei tirò fuori dalla tasca un pezzo di camicia insanguinato e lo donò al marito che  cinse la donna per le spalle e la benedisse. Infine entrambi presero un cavallo e se ne andarono.

“L’amore è una forza selvaggia. Quando tentiamo di controllarlo, ci distrugge. Quando tentiamo di imprigionarlo, ci rende schiavi. Quando tentiamo di capirlo, ci lascia smarriti e confusi.”    Paulo Coelho.

Carlotta Serafini 4S

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