Cristo si è fermato a Eboli

Il titolo del libro è dovuto al fatto che vengono raccontate realtà di uomini, luoghi che sono talmente arretrati tanto che sembra che addirittura Cristo non sia riuscita ad arrivare.

Carlo Levi viene mandato in esilio, a causa della sua attività antifascista,  in due  piccoli paesini in provincia di Matera.

Il primo paesino in cui viene portato Carlo è Grassano, poi da qui la seconda tappa è Gagliano dove ha modo di scoprire quei territori di un altro tempo all’interno dell’epoca dell’autore.

Appena arrivato Levi non ha una bella sensazione e in fondo sa che quei mesi che dovrà trascorrere saranno impegnativi.

In seguito ad essersi presentato al brigadiere trova alloggio a casa di una vedova, la quale affitta stanze ai rari viandanti.

In questo paese incontra personaggi molto particolari: i due dottori del posto, il dott. Gibilisco e il dott. Milillo i quali sono in competizione tra loro per accaparrarsi più pazienti possibili. I due vedono in Levi un avversario dato che anch’esso, prima di essere mandato al confino, svolgeva il mestiere di medico e vista la loro inesperienza i malati si recavano da Carlo. In quei posti i dottori venivano quasi venerati perché era pieno di malattie molto contagiose, non c’erano medicinali e le condizioni igieniche erano più che terribili, di conseguenza era molto frequente che le persone morissero anche per il più semplice raffreddore.

Carlo conosce Don Trajella, il parroco del paese che era stato mandato a Gagliano perché sospettato di pedofilia. L’uomo è una persona molto negativa e passa le giornate a lamentarsi riguardo al fatto che le persone in quel paese non prendevano la religione seriamente ed era inutile predicare per loro.

Le giornate passano lente e inesorabili, camminando per il paese non si vede anima viva e se si incrociano i potenti della città si finisce per parlare di politica; Carlo trova il suo posto per scappare dalla monotonia al cimitero, dove il paesaggio diventa più interessante e può dipingere i suoi tanto amati quadri.

L’autore, dopo aver passato un po’ di tempo a casa della vedova decide di trasferirsi in una casa indipendente, il problema adesso è trovare una donna per le pulizie.

L’impresa risulta essere più difficile di quello che era stato previsto perché nessuna donna vuole fare i servizi ad un uomo da solo, Carlo scopre che ciò era dovuto al fatto che se una donna si incontrava con una persona del sesso opposto, senza testimoni, non veniva vista di buon occhio, ma come sporca dato che stava infrangendo una delle regole del paese. Levi alla fine trova Giulia la Santarcangelese, una delle streghe (coloro che avevano avuto figli da più uomini e praticavano riti magici) del paese le quali possono svolgere tale attività.

Un giorno arriva una lettera da Matera per Carlo, dove c’è scritto che gli è stato concesso di passare tre giorni nella sua prima tappa dell’esilio, Grassano.

Verso primavera Levi riceve la triste notizia di una perdita in famiglia e perciò riceve il permesso di tornare a Torino.

Qualche tempo dopo arriva finalmente la notizia che Carlo può tornare in patria con due anni di anticipo. Con il dispiacere dei cittadini e una certa (inaspettata) nostalgia Levi prende il treno e torna a casa.

In questo libro l’autore oltre a raccontare la sua esperienza denuncia il fatto che i cittadini in questi paesi “fuori dal mondo” sono passivi, non cercano di migliorare la propria situazione perché non hanno gli strumenti per portare avanti le loro idee, danno per scontato che qualsiasi loro lamentela verrà ignorata e probabilmente non sanno che si possa vivere in condizioni migliori.

Un altro fatto che infastidisce molto Levi è che lo stato, sebbene sia a conoscenza del sistema problematico di questi luoghi, non da voce ai cittadini e non fa nulla per risolvere i problemi.

Carlo sostiene inoltre che per riformare l’Italia nel suo insieme è necessario riformare per primi questi paesi “dimenticati dal mondo”. 

Carlotta Serafini 4S

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