Sentii dei rumori provenire da alcuni cespugli poco lontani da me, pensai che fosse qualche ninfa della
foresta intenta a fare un po’ di chiacchiere, così girai la testa e vidi ciò che speravo di non incontrare mai…
Lo conoscevo di vista, Apollo. Vidi nei suoi occhi l’amore, sentii graffiarmi la pelle dai suoi sguardi.
Odiavo i maschi o meglio odiavo l’idea di dovermi sposare. Rimasi impietrita per qualche secondo poi,
vedendolo avanzare, indietreggiai, piano piano.
Ogni volta che i miei familiari mi avevano chiesto per quale motivo fossi così risoluta in proposito, io avevo sempre risposto che preferivo restare libera e pensare alle mie battute di caccia in cui mi divertivo, ed ero me stessa.
Quando mi risvegliai dai pensieri, vidi che l’uomo era ancora più vicino. Mi girai e iniziai a correre nella
foresta che tanto conoscevo quanto il mio castello. Correvo e sentivo la voce di Apollo che mai si
scoraggiava, continuava ad urlare e ad implorarmi di fermarmi, perché non voleva farmi del male.
Ma perché le persone non capiscono quando è il momento di fermarsi? Di fare basta?
Bisogna rispettare i voleri degli altri e accettare un “NO” come risposta. Io non dico di pretendere rispetto in quanto donna né tantomeno adorazione, perché non sono una dea. Penso che tutti ci meritiamo rispetto.
Se al posto mio ci fosse Apollo, come si sentirebbe? So per certo che si sentirebbe come mi sentii io durante quegli attimi di corsa: mi sentii violata, non capita e non rispettata.
“E se ti fossi fermata?”, qualcuno potrebbe domandare…
Beh, di certo sarei stata ferita ancor più gravemente dalla spada delle sue parole.
Nella corsa ero allenata, ma fino ad un certo punto. Le forze, dopo giorni (mesi, anni), di fuga vennero a
meno, così chiesi aiuto alla Madre delle madri.
Gea sentì le mie preghiere e probabilmente anche i miei pensieri, così in un bello spiazzo pieno d’erba mi
fece salutare il mio corpo da umana e mi fece conoscere il mio nuovo corpo, quello di una pianta d’alloro.
Avevo il cuore che batteva forte, all’impazzata. Nell’ultimo istante, il mio ultimo pensiero fu: “Nessuno, MAI, dovrebbe scappare da niente e da nessuno. Non è così che si dovrebbe vivere”.
Tramite le foglie e le cortecce, che erano ormai la mia pelle, sentii una persona che mi abbracciava e poi
udii la sua voce. Allora seppi all’istante che il suo amore per me non sarebbe mai finito.

Siria Battaglia 1°Q

About Author