Videoconferenza con la Ministra della Giustizia Marta Cartabia

E’ mai sgorgata dentro di voi la domanda ‘cos’è la giustizia?’ sono alcune delle prime parole che la ministra della giustizia ha detto dopo aver fatto una piccola introduzione su se stessa e sulle attività che sarebbero state svolte durante l’incontro. 

Grandi filosofi italiani e non, ancora oggi non sanno definire il concetto di giustizia, ma conosciamo il sentimento di ingiustizia. 

Sappiamo tutti benissimo qual è il senso di ingiustizia, poiché lo abbiamo vissuto più volte durante la nostra vita.

Il senso dell’ingiustizia è fortissimo fin da quando siamo bambini, parte dalle cose più piccole a cose più gravi come l’ambito criminale , ogni uomo e ogni donna sa cos’è l’esperienza dell’ingiustizia: un bambino che ci ruba i giocattoli; meno pastasciutta nel nostro piatto in confronto a nostro fratello; ecc. Sono eventi  della vita quotidiana, che pian piano fanno salire quella sensazione di ingiusto che poi porteremo dentro fino a fare lo stesso male che riceviamo per par condicio; occhio per occhio, dente per dente. 

Tutto questo genera solo un peggioramento e un ampliamento di ciò che è sbagliato.  Ad esempio se due persone litigano in una classe, i sentimenti si diffondono per tutta essa.

L’ingiustizia è presente in qualsiasi ambito, con maggiore o minore incisione, ed essa va sempre a ricadere nella parte pubblica della nostra vita anche se è successa nel privato.

Cos’è un tribunale? Cos’è la giustizia? sono istituzioni, luoghi dove invece di iniziare conflitti e non ascoltarsi ci si confronta, si cerca di capire il punto di vista altrui davanti a un terzo (giudice) e si espongono le proprie ragioni riguardo la causa del dibattito.

Quale appagamento c’è dopo aver sparso violenza  fisica o mentale per la rabbia dopo aver ricevuto un apparente ingiustizia? nessuno, riusciamo solo a diffondere altro male.

Le cose che ci possono essere utili sono due:

  1. parlare tra di noi, dare la possibilità di confrontarsi e di contraddirci. Capendo che magari anche l’altra persona aveva le sue ragioni 
  2. un giudice imparziale, una persona distante o anche un amico.

La ministra mette in evidenza l’importanza del dialogo, invece di intervenire con i gesti. Bisogna parlare e capirsi, magari con l’aiuto di una persona imparziale che alimenta un dialogo; come un giudice in un tribunale. Questo perché sono troppo frequenti le reazioni violente, in una discussione privata o pubblica, oppure sui social, quanto dolore seminiamo solo perché non siamo a posto con noi stessi; creando una catena di ingiustizie. 

I conflitti non li possiamo evitare, ma possiamo imparare a risolverli soprattutto basandoci sulla storia della nostra civiltà. 

Alla fine l’idea della giustizia serve e viene richiamata per ricomporre i conflitti piccoli e grandi che siano, perchè anche i più piccoli conflitti non diventino dissidi insanabili, oppure evitare che i grandi conflitti sgorghino in guerre, bisogna cercare di ricucire il tessuto sociale. 

Il  “non è giusto” che è presente in noi, non necessariamente deve risuonare nella mente di altre persone; prima di tutto dobbiamo solamente ripensare al nostro concetto di ingiustizia e ricostituirci.

Dopo questo discorso la ministra ha risposto a varie domande degli studenti:

  1. I nostri padri costituenti sarebbero fieri del nostro percorso, nel corso del tempo?

Nella storia è apparso più volte il concetto di giustizia, soprattutto pensando ai grandi conflitti mondiali oppure alle guerre, ripensandoci l’uomo ha sempre cercato di porsi un obiettivo, cercare di mantenere l’ordine e la pace a seconda della giustizia, ma se nemmeno lui conosce la giustizia, come può mantenere la pace, è più facile che diffonda del male. Bisogna perciò ogni giorno rinnovare i nostri principi, questo quello che ci direbbero i nostri padri fondatori. 

  1. Libertà e giustizia vanno di pari passo o sono distaccati? 

Secondo il bilanciamento dei valori questi due concetti dovrebbero muoversi contemporaneamente. Cercando di comprimerli l’un l’altro. non ci sarebbe libertà senza la giustizia, altrimenti si creerebbe del caos e anche delle forme di tirannia. 

  1. Abbiamo fatto passi avanti per quanto riguarda la politica e la giustizia in politica. Sente la differenza di genere nel suo ambito essendo lei una donna?

 La ministra qui apre un capitolo sul diritto delle donne di partecipare non solo alla politica ma anche nella vita pubblica, eliminando certi stereotipi, ci vorrà del tempo per abbattere certi pregiudizi. E’ una storia lunga, abbiamo fatto molti progressi, fino al 1963 le donne non potevano  svolgere funzioni giudicanti, la legge lo vietava. Se leggiamo molti discorsi di allora c’erano cose molto maschiliste mentre ad oggi molto più del 50% nell’ambito della giustizia. La ministra ha detto che secondo lei i cambiamenti più forti sono quelli graduali. 

Per i primi tre anni era l’unica donna nella corte. La consideravano come la segretaria solo essendo una donna, lei non ha obiettando, non ha mai reagito protestando. 

Ha avuto molta determinazione e non si è mai arresa arrivando dov’è ora.

  1. Articolo 27 della costituzione riguardante la  giustizia verso i delinquenti cambierà qualcosa in merito?

 La ministra spiega come la funzione della pena sia rieducativa, se la pena mira a generare futuro, soddisfa due obiettivi contemporaneamente: 

  • assicurare un’altra possibilità a chi viene condannato
  • dare più sicurezza al mondo di oggi

Per la ministra non esiste un contrasto tra sicurezza nel mondo e la pesantezza della pena che deve scontrare, ricordandosi che anche se ci troviamo di fronte ad un delinquente bisogna pensare innanzitutto che ci troviamo davanti ad una persona, che come noi ha famiglia; magari un lavoro a cui pensare. Vengono inoltre utilizzati degli strumenti per capire come mai una persona abbia commesso un certo crimine, che magari non era pensato con il fine di  nuocere alla società ma solo per una vendetta personale.  Non sempre la parola pena viene accompagnata dalla parola carcere, si può scontare la propria pena in altri modi e magari si può tentare di salvare una persona oppure lasciarla cadere in un baratro. 

Nessuno di noi può essere in grado di giudicare chi ha sbagliato e chi no, perchè infondo siamo uomini e sbagliamo per cui il senso della pena non si correla a condanna ma a rinascita, la pena serve a qualcuno per porsi dei nuovi obiettivi nella vita e ricominciare. 

  1. Ci saranno delle riforme per quanto riguarda la criminalità organizzata e le violenze carnali?

I patti di sangue fondamentalmente sono delle vendette verso una persona, oppure la ministra cita i numerosi eventi di violenza contro le donne. Viene citato inoltre il caso di Luigi Calabresi, prendendo sotto indagine le parole della moglie, la quale spiega come a lei non interessa che l’uomo il quale ha ucciso il marito soffra, ma le interessa che costui possa avere una seconda possibilità, perchè vedere una persona soffrire per quanto acida e cattiva sia non ci riporterà indietro ciò che abbiamo perso. Anche tra di noi, come ragazzi, durante le nostre litigate dobbiamo saper guardare avanti.

  1. Per quanto riguarda la durata dei processi cambierà qualcosa? 

La durata dei processi in Italia è un fatto inconcepibile, perché questo mette in pausa per troppo tempo la vita delle persone. Perché bisogna aspettare  10/15 anni per mettere la parola fine ad un processo. A questo la ministra propone una nuova riforma, già attuata in altri paesi europei: affiancare ad un giudice, nuovi e giovani giudici che aiutino a velocizzano i processi, per risolvere questi problemi, ma anche arricchire l’attività giurisdizionale, restituirle un po’ di colore. nessuno potrà mai dire di aver completato il disegno costituzionale. 

  1. Leggi sbagliate/giustizia riparativa? 

Le leggi possono anche essere ingiuste, le regole sono fatte per creare una società giusta, ma questo è uno dei più grandi limiti umani, le leggi spesso sono sbagliate. 1938 le leggi razziali che impediscono agli ebrei di partecipare alla vita pubblica; ma quest’epoca buia ha permesso di creare delle corti costituzionali, formate da giudici che giudicano le leggi ed eliminano o correggono  le leggi che violano certi principi umani. Dobbiamo però sempre pensare che in quanto leggi vengono scritte da uomini, l’errore è quasi sempre presente. Dobbiamo creare delle instituzioni, in cui presiedano più persone, creando un confronto di idee,non c’è solo il bianco e il nero, la vita è piena di sfumature. bisogna guardare le cose da vari punti di vista. 

  1. Come possono i giovani sperare in una vita sociale serena e giusta?

Bisogna osservare e sfidarsi dandosi degli obiettivi, guardare i problemi quotidiani e cercare di risolverli meglio possibile. Cercare una società pacifica ed equilibrata, sia nel privato che nel pubblico, puntare a stare bene insieme.

  1. Ingiustizia che arriva dalle istituzioni 

Pensando semplicemente alla corruzione, nelle piccole e grandi imprese. L’ingiustizia in questo caso ricade sulle figure maggiormente esposte al pubblico, e come dice la ministra, chi partecipa e muove la vita pubblica deve avere una certa integrità e non può farsi comprare oppure comprare il potere solo per diffondere la sua idea. Quando accadono questi fatti è necessaria una condanna ferma. 

Inoltre la ministra spiega ai ragazzi come non debbano uniformarsi alla massa, e come non debbano seguire i pensieri altrui e non seguire certi movimenti o certe campagne se non sostengono i loro valori.

 Le istituzioni scolastiche dovrebbero insegnare ai ragazzi un altro concetto molto importante: la solidarietà. Questo aiuterà a creare delle persone migliori, ci aiuterà ad accorgerci degli errori che stiamo commettendo  prima che la situazione diventi critica; dobbiamo avere sempre una visione aperta, dobbiamo guardare ciò che accade intorno a noi, per capire se possiamo fornire un giudizio al riguardo; senza seguire i pensieri altrui. 

Chi ha una carica pubblica ha dei doveri aggiuntivi, essere una figura che ha responsabilità pubbliche ha molte richieste. Siamo testimoni di quello che siamo, per questo la ministra crede che nelle cariche pubbliche ci siano richieste in più.

Dobbiamo condannare ciò che è sbagliato ma allo stesso tempo dobbiamo evitare di mettere tutte le leggi dentro quella cosa; evitiamo di uniformarci con la massa e di avere un giudizio, di stare attenti alle vicende e di dire il nostro pensiero a riguardo. Bisogna isolare gli avvenimenti e non avere dei pregiudizi riguardo un gruppo partendo solo da un caso. 

Sono proprio questi casi che ci portano dalla parte sbagliata facendoci credere che tutti quelli che lavorano in quello stesso ambito siano così, dobbiamo allenarci per capire cosa condannare e come farlo.

Alcuni ragazzi volgono una domanda su alcuni casi che riguardano la criminalità organizzata, e quindi alcuni casi che sono sotto indagine, e vediamo come la ministra preferisce non proferire parola, ma suggerisce ai ragazzi di fare delle ricerche al riguardo. 

Viene inoltre rivolta una domanda sulla politica di oggi, riguardante il green pass, e viene richiesta un’opinione personale della ministra. Lei preferisce sorvolare la domanda, come fatto in precedenza e non esprimere un commento, in quanto ciò non riguardi il suo ruolo e le sue competenze. 

La conferenza si è poi chiusa con alcuni elogi alla ministra.

Angelica Signoretti 2R

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