FILM “COWSPIRACY”
FILM “Cowspiracy: The Sustainability Secret“
Il protagonista scopre una cosa sconcertante: gli allevamenti di bestiame producono più gas a effetto serra delle emissioni dei trasporti, utilizzando gas a metano 86 volte più nocivo. Ma non è finita qui, questo tipo di allevamenti sono la causa principale del consumo delle risorse naturali e del degrado ambientale.
Cowspiracy è un documentario statunitense del 2014 che ha vinto il “Premio scelta del pubblico” nell’edizione 2015 del South African Eco Film Festival e il “Premio al miglior film straniero” al festival del film per l’ambiente di Portneuf; tra i produttori esecutivi è presente anche Leonardo DiCaprio.
Il documentario ci mostra come l’agricoltura stia esaurendo le risorse naturali del pianeta e perché le associazioni ambientaliste sembrano ignorare questa problematica.
Innanzitutto, è bene ricordare che negli ultimi anni la terra sta subendo danni sempre più gravi a causa del cambiamento climatico, basti pensare ad alluvioni, incendi, terremoti, siccità, scioglimento dei ghiacciai o all’acidificazione degli oceani.
Nel documentario emergono dati scioccanti: le mucche bevono 170 miliardi di litri d’acqua al giorno e si servono di 62 milioni di tonnellate di cibo giornaliere, bestiame, inoltre, per produrre un hamburger di 100 grammi servono oltre 2500 litri di acqua.
A questo punto viene spontaneo chiedersi quanta acqua possa essere consumata per alimentare tutti i McDonald’s del mondo, che stando ad uno studio del 2013 vende 4500 hamburger al minuto.
La cosa più strana, sulla quale il protagonista indaga, è perché nessuno voglia affrontare questa problematica.
Il governo sembra non voler entrare in merito all’argomento, e anche le associazioni
ambientaliste puntano il dito contro le industrie del petrolio e del gas, ribadendo la dannosità dell’effetto serra e contro le multinazionali; insomma, le solite cose che sentiamo abitualmente. Viene ignorato però l’impatto dell’industria animale nell’ambiente, nonostante diversi studi della NASA nel corso degli anni abbiano confermato il problema; è perciò assurda questa omissione da parte di ambientalisti la cui principale missione è lottare ogni giorno per uno stile di vita più sostenibile.
Il protagonista cerca quindi di indagare sul motivo di questo silenzio, e durante le sue ricerche scopre che la situazione è più tragica di quanto sapesse: emerge che smettere di emettere gas nel pianeta non basterebbe per vedere miglioramenti riguardo al riscaldamento globale, che sarebbe comunque alimentato dagli effetti dell’allevamento.
Si scopre inoltre che uno dei fenomeni più frequenti a discapito del pianeta, la deforestazione, avviene nella maggior parte dei casi per far spazio all’allevamento di animali.
La soluzione che propone il protagonista è quindi smettere di mangiare carne, perché abbiamo potuto osservare che le piccole azioni quotidiane che ci sono state insegnate per avere un mondo sostenibile sono inutili se, nel campo dell’allevamento, si continua a consumare una quantità simile d’acqua, perchè è il fenomeno più potente tra tutti quelli che danneggiano il pianeta e se non viene fermato non ci sarà possibilità di salvarlo.
Personalmente, pensiamo che la situazione sia inquietante e dai dati messi in luce ci siamo chieste come sia possibile che ci sia ancora tanta carne sul mercato se serve una quantità così elevata d’acqua e di cibo per nutrire il bestiame. Non eravamo a conoscenza di questa grave problematica e, come il ragazzo del documentario, ci siamo chieste perché questo argomento sia rimasto all’oscuro per tutti questi anni; stupisce il fatto che ci venga ricordato abitualmente di fare la raccolta differenziata, di ridurre l’uso dell’elettricità e dei trasporti, o che veniamo spinti a spendere soldi comprando nuove invenzioni apparentemente sempre più ecologiche mentre poi ci viene nascosta la cosa più importante da sapere.
Lucia Oppioli e Alessia Hoxhaj 5P